Cappella XXIII. “Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (Lc, 47-48). Il visitatore assiste al momento della cattura di Gesù, nell’ora notturna, e senza opporre resistenza si consegna, contrariamente a quanto vorrebbero gli apostoli, nelle mani dei soldati guidati da Giuda. Non perde però occasione per rispondere ai soldati «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora».
La cappella originaria venne edificata grazie al contributo del marchese del Vasto, don Alfonso d’Avalos, governatore spagnolo a Milano (1538). Le scuture, in legno, furono preparate da una bottega lombarda (1540-45). L’attuale cappella fu invece posta all’interno del Palazzo di Pilato all’inizio del secolo successivo, su richiesta del vescovo Bascapè; nel riallestimento vennero impiegate le statue precedenti e ne furono aggiunte due attribuite a Giovanni Battista Corbetta e altre cinque plasmate da Giovanni D’Enrico. Gli affreschi sono opera di Melchiorre, fratello di Giovanni e del più noto Tanzio (1619).